ESTER SCRIVE:
RIFUGIO PINO SOLITARIO
DOMENICA 11/12/16 – SERRA DI CRISPO “Mi raccomando uagliò..alle sette domani mattina si parte, dobbiamo arrivare a San Severino Lucano, da Melfi sono due ore e mezza e dobbiamo assolutamente sfruttare al massimo la giornata”. Suona il telefono, apro gli occhi..Dario mi sta chiamando, con una vista da cataratta mattutina riseco a vedere l’orologio, 07:20. Salto su dal dentifricio lavo il letto acchiappo lo zaino..alla velocità della luce, spero di aver preso tutto, mentre tra un sbadiglio e l’altro in dieci minuti recupero Dario e trovo Umberto che gironzola nel quartiere. Tempo di prelevare Salvatore e siamo in viaggio. Fedeli alle indicazioni di Google maps raggiungiamo San Severino lucano e passando per Mezzana raggiungiamo il Santuario Madonna del Pollino, punto di partenza della nostra “passeggiata”. In estate eravamo finalmente riusciti a respirare l’immensità del mare lungo il sentiero degli dei, ora tocca al giardino. Dopo una breve salita, dal Santuario, raggiungiamo il rifugio Pino Solitario, e da lì imbocchiamo il sentiero discretamente segnalato che conduce a fosso jannace. Di lì attraversato un ponticello in legno (molto escher come stile)si raggiunge piano Jannace. Inutile anche solo provare a descrivere la meraviglia che si percepisce raggiunta la piana; “quasi” potrebbe bastare, tra le nuvole spiccano il Dolcedorme, monte Pollino, monte Alpi e monte Raparo. A questo punto perdiamo completamente le tracce del sentiero, e alla stregua degli achei procediamo come incantati dal canto delle sirene, che nel nostro caso sono gli argentei pini che sovrastano serra di Crispo. Sul sentiero in salita che ci porta in cresta la vista è continuamente rapita da queste sculture lignee loricate capaci di sopravvivere a 2000 mt d’altezza, resistenti al forte vento, ai fenomeni meteorologici,ai mutati fattori esogeni dei diversi millenni attraversati . Trasmettono forza e tenacia, come le radici saldamente aggrappate alla roccia come artigli, nonostante il forte vento che riesce soltanto a forgiare i tronchi, caratterizzati da grosse scaglie poligonali della corteccia, simili alle loriche, le piastre metalliche delle antiche corazze romane Dall’anticima, serretta della Porticella, si distinguono ancora meglio oltre alla panoramica a SW sulle altre grandi cime del Pollino (Serra Dolcedorme, Monte Pollino, Serra del Prete e Serra delle Ciavole), e lo sguardo può spingersi a NW fino al Cilento (massiccio del Cervati) ed al Mar Tirreno, a N sull´Appennino Lucano (massiccio del Sirino, Monte Alpi e Monte Raparo) Resto a bocca aperta quando di fronte a me riconosco perfettamente a SE la timpa di San Lorenzo e nello specifico le gole alte del Raganello, percorse proprio con Dario e Salvo nei caldi mesi estivi. Documentandomi prima ero a conoscenza di ciò che avrei visto e nonostante “l’anticipazione” godo del mio stupore e della sensazione che sento sulla pelle. A duemila metri d’altezza, a confine tra Basilicata e Calabria, nel giardino più bello che abbia mai visto, non puoi non sentirti privilegiato, un dio perché no. Ne approfittiamo ovviamente per curiosare un po’ in giro e fare un po’ di foto a quei pini che negli anni avranno visto passare mode, buffi cappelli, strane attrezzature e le loro evoluzioni. Loro sono lì, calmi, saldi, e pazienti e aspettano chiunque sia curioso di osservare quei dinosauri da vicino. Difficile alzare i tacchi per tornare indietro, ma lo si fa, soprattutto perché la pancia è vuota e si comunica quasi per ventriloquia. La promessa di tornare prima possibile, con la neve magari.
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